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Qual funesto futur t’aspetti
Se in gabbia ti han
precluso,
dell’ali tuoi farne uso
in spazi ambigui e stretti?
D’esser libera la
voglia innata
Memori de tempi andati,
Trezza mia! Orsù destati,
stai per essere riscattata.
Spezziam d’un colpo questa
catena
Sapore amaro ha dell’oblìo,
fiele, e bile, lo sai tu Dio,
leniscici questa cancrena.
Verso il sommo librarsi in volo
Lungi il sogno che s’avvera,
gioisci cor che è Primavera,
a volar non sarai da solo.
Come stormi di gabbiani
A volteggiar sui faraglioni,
in beltà fra canti e suoni,
ci avviam verso il domani.
Acitrezza, 20/04/2001
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