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            Giovanni Verga aveva scritto una 
            prefazione a I Malavoglia che poi non fu pubblicata. 
             Ve ne riproponiamo alcuni passaggi:
             
            Quando vi siete trovati di notte 
            nelle vie deserte di una grande città, davanti al fanale spento e 
            col sigaro in bocca, non vi ha colpito l’impressione straordinaria 
            che produce in voi quella calma? Allora forse avrete cercato dietro 
            le finestre chiuse le vaghe forme indistinte di persone ancora 
            deste, o il capo sull’origliere che cerca il sonno con occhi 
            spalancati, o il pallido volto chino sulle pagine di un libro, o il 
            passo ebbro dell’uomo che ha giocato l’ultimo suo denaro, o il 
            respiro pesante dell’operaio che riprenderà col giorno il suo 
            lavoro, un’espressione qualsiasi della vita che sentite in voi, e 
            che vi tace intorno. Di fantasticheria in fantasticheria tutta 
            questa gente che travaglia ancora col pensiero, che si agita e vive, 
            vi sfila davanti, per le vie buie, come in un giorno di festa, in 
            una processione fantasmagorica in cui passano tutti gli appetiti, 
            tutte le febbri, tutte le avidità, tutte le aspirazioni grandi e 
            piccine; … Ma visto davvicino il grottesco di quei visi anelanti non 
            deve essere evidentemente artistico per un osservatore?...e questo 
            osservatore meno frettoloso degli altri, chinandosi sui caduti per 
            esaminarne le convulsioni, sostando un momento dinanzi alla verità 
            che la folla si lascia indietro nella fretta di correre avanti, o 
            agli effetti che gemono invano o alle febbri che si scambiano per 
            passioni , o alla giustizia su cui si mettono i piedi, non ha il 
            diritto di esclamare:- Che peccato!   |