I
VINTI
di
Andronico Nicolosi Angela
Il
mattino rifulge di luce
sulle onde di un mare cobalto.
Tu dormi cullato dal sole cocente
le ciglia impolverate d’oro;
io seguo i miei pensieri
che emergono dagli abissi dell’anima.
un volto di schiuma si infrange
su questi massi arcaici
scagliati sul mare dall’ira di un ciclope.
“Dov’è
Trezza di ‘Ntoni, Mena e Lia,
e quel vecchio ricco di saggezza
che intrecciava reti di speranze,
e quella donna sorridente
che allineava i frutti dell’oro sul panchetto,
e dove sei tu che estasiata
con quel vestito d’alba tagliavi l’orizzonte
e giù il guscio vuoto della “Provvidenza”
tra lo stridio dei gabbiani.”
“Dove sono i miei vinti?”
Naufraghi nel mare del tempo
o travolti dalle onde tempestose
e mai tornati a riva.
Al tuo genio immortale
nel flusso e riflusso di queste onde grido
che i vinti siamo noi,
l’umanità virtuale e clonata
di plastica e fibra luccicante
corpi cavi di manichini senz’anima.
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