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Il Cantiere peschereccio |
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Il cantiere peschereccio di Acitrezza nasce verso la fine del 1800 grazie a Salvatore Rodolico che insieme al figlio Sebastiano cominciano a costruire barche a remi e a vela per i committenti di Catania. L'originario cantiere era stanziato nella zona denominata "stagnitta", ne è memoria una piccola via che porta il nome di: "Via Rodolico". Gli strumenti utilizzati al tempo, per dar vita alle barche di legno, erano l'ascia, la sega a mano, il chianozzo (pialla a mano), il chiano (pialla lunga) e i virrina (i trapani a mano). Gli anni '60 segnano l'inizio di una stagione florida per il cantiere che, passato nelle mani di Salvatore Rodolico (figlio di Sebastiano), comincia a costruire imponenti pescherecci di legno. Le commesse erano tantissime: arrivavano dalla Toscana, dalle isole Eolie e dall'isola D'Elba. Intanto il cantiere si era stanziato all'interno del porto di Acitrezza, proprio dirimpetto all'isola Lachea, mentre andava sviluppandosi la pesca con i pescherecci anche a Trezza. Grazie alla gran quantità di commesse, anche da Acitrezza, il cantiere diede in quegli anni lavoro a più di 20 persone. Oggi non costruisce più imponenti pescherecci, l'ultimo risale al 1989, ma continua ad esistere grazie ai lavori di manutenzione e costruzione di piccole barche di legno. Passato in mano al giovane Sebastiano Rodolico (figlio di Salvatore) continua nella sua secolare arte di dar vita alle barche a legno. La tecnica, seppur con qualche variante dovuta alla nuova tecnologia, è sempre la stessa: "il fasciame di legno viene attaccato con la chiodatura zincata, poi il comento (le fessure tra un legno e l'altro) vengono chiuse con la stoppa catramata e quindi con la lanata (un pennellone) si passa, sul fasciame esterno, la pece per proteggere lo scafo (oggi sostituita con stucchi e pittura)". Le barche che solcano il mare di Trezza sono resistenti come una volta e l'arte dei maestri d'ascia attira, oggi anche, tantissimi turisti che percorrendo il Lungomare dei Ciclopi rimangono estasiati nel vedere quegli artigiani al lavoro. |
©Grasso Giovanni e Antonio Guarnera 2000